Gaeta Guardia Costiera “Operazione retini alla deriva”
Resa nota oggi durante una conferenza stampa tenutasi presso gli Uffici della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Gaeta dal Procuratore Capo della Repubblica di Cassino – Dott. Luciano D’EMMANUELE, dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Cassino – Dott. Emanuele DE FRANCO – titolare delle indagini e dal Comandante della Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Gaeta – Andrea VAIARDI ” gli esiti dell’attività di polizia giudiziaria ambientale denominata “Operazione retini alla deriva”.
Operazione di polizia polizia giudiziaria ambientale denominata “retini alla deriva”, che ha visto impegnati i militari della Guardia Costiera per oltre un anno, con attività di osservazione, pedinamento e analisi documentale.
Al termine delle attività di indagine delegate dalla Procura della Repubblica di Cassino le cui indagine sono state coordinate dal dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Cassino – dott. Emanuele DE FRANCO hanno portato all’emissione del provvedimento di notifica della conclusione delle indagini preliminare e relativa contestazione di reati ambientali che vanno dall’inquinamento ambientale continuato, allo smaltimento e gestione illecita di rifiuti nei confronti di 18 (diciotto) persone.
Dalle attività investigative è emerso come quasi sistematicamente i “retini” di plastica utilizzati per la crescita dei “semi” delle cozze utilizzate dagli allevamenti presenti nella rada del Golfo di Gaeta venissero abbandonati in mare senza essere smaltiti secondo la normativa vigente. Tale comportamento ha di fatto comportato un’alterazione dell’ecosistema marino circostante della Riviera Pontina.
Dalle attività ispettive finalizzate ad accertare il rispetto delle normative sul corretto smaltimento dei rifiuti e sulla tutela dell’ecosistema marino, si riusciva, infatti, a constatare che la quasi totalità dei rifiuti riguardava spezzoni di “retini in plastica”, di vari colori e privi di qualsivoglia segno identificativo, riconducibili a quelli utilizzati negli impianti di mitilicoltura presenti nel Golfo di Gaeta ed utilizzati per la semina, crescita e raccolta dei mitili. La gravità del fenomeno inquinante veniva evidenziata anche dalla presenza di analogo materiale spiaggiato lungo gli arenili del litorale del sud pontino.
Gli elementi investigativi acquisiti incrociati con la tipologia di rifiuto e le attività produttive operanti nello specifico tratto di mare, permettevano di poter ricostruire la dinamica del fenomeno e consentivano di ricondurre il materiale plastico rinvenuto agli impianti di mitilicoltura presenti sul territorio e alla successiva individuazione dei presunti responsabili oltre a permettere di riscontrare gli effetti delle azioni illecite perpetrate a danno dell’ambiente ed in particolare dell’ecosistema marino.
Lo scenario operativo lasciava supporre che fossero state poste in essere errate procedure di smaltimento dei “retini” utilizzati per contenere il prodotto ittico, durante la fase di crescita ed anche per la successiva raccolta, da parte delle attività produttive riconducibile agli impianti di mitilicoltura ubicati nel Golfo di Gaeta aventi un’estensione di circa 750.000 metri quadrati di mare.
L’evidenza del fenomeno inquinante veniva quindi definitivamente documentata dalle ispezioni subacquee eseguite dal personale del Nucleo Subacqueo Guardia Costiera di Napoli
Nel corso delle indagini a carico delle società titolari delle 12 concessioni demaniali marittime per la semina e raccolta mitili rilasciate dalla regione Lazio, è stato constatato che i concessionari dell’area non erano in possesso di alcuna documentazione che attestasse il corretto smaltimento dei retini.
Il materiale plastico rinvenuto sul fondale malgrado particolarmente liso, a causa della lunga permanenza in acqua, documentava un importante stato di alterazione dell’ecosistema marino e l’estensione del fenomeno sull’intera area destinata alla mitilicoltura nella quale il materiale plastico è risultato essere ormai ancorato al fondo sabbioso.
Il materiale plastico utilizzato dagli impianti non ha una specifica pericolosità ma il potenziale pericolo deriva proprio dall’abbandono sul fondale per poi finire sulle spiagge e nelle reti dei pescatori. La pericolosità veniva evidenziata dall’ARPA LAZIO che ha provveduto a caratterizzarne i campioni raccolti specificando che pur potendosi in se considerare materiale/rifiuto non pericoloso, qualora abbandonato nell’ambiente, può essere ritenuto scientificamente dannoso per l’ecosistema ed in particolar modo per l’ambiente marino. In generale il potenziale danno, per l’ambiente e l’uomo, discende dal deterioramento della plastica che costituisce i retini che, inevitabilmente, permanendo in mare, è sottoposta ad un fenomeno capace di degradarla in “litter” e “microlitter”, ovvero le purtroppo tristemente note “microplastiche”.
Pertanto la Procura della Repubblica presso il tribunale di Cassino, ha disposto l’invio di informazioni di garanzia a carico di 18 soggetti a vario titolo coinvolti quali: titolari delle concessioni demaniali marittime e legali rappresentanti delle imprese concessionarie, comandanti e marinai delle unità di pesca operanti all’interno delle concessioni, «concorso formale e continuato» per «inquinamento ambientale» (art. 452 bis, n.1 c.p.) e per «abbandono e smaltimento irregolare di rifiuti» ai sensi del Codice dell’Ambiente …in quanto, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso commesse in tempi diversi, i soggetti coinvolti cagionavano una compromissione significativa e misurabile di un ampio specchio acqueo del golfo di Gaeta, attraverso lo smaltimento irregolare di «retini» da pesca provenienti dall’attività di mitilicoltura, i quali, anziché essere smaltiti, venivano abbandonati sul fondo marino.
Lo svolgimento delle attività illecite rilevate non ha alterato in alcun modo le proprietà organolettiche dei molluschi bivalvi.
Link video dell’attività svolta dal nucleo sommozzatori della Guardia Costiera nel Golfo di Gaeta