Gaeta – Monitoraggio per la sorveglianza sulla proliferazione delle alghe potenzialmente tossiche

17. Maggio 2018 Notizie 0
Gaeta – Monitoraggio per la sorveglianza sulla proliferazione delle alghe potenzialmente tossiche

Gaeta – Monitoraggio per la sorveglianza sulla proliferazione delle alghe potenzialmente tossiche

GaetaMonitoraggio per la sorveglianza sulla proliferazione delle alghe potenzialmente tossiche, c’è un’alga insidiosa che si sta diffondendo nei nostri mari, spesso invisibile ad occhio nudo e che può intossicare. Si chiama “Ostreopsis ovata”, si trova lungo le coste con fondali a prevalente natura rocciosa, predilige acque calme, calde e con buona luce. Lo afferma la Società Italiana di Tossicologia (Sitox) in vista dell’arrivo dei mesi estivi, spiegando che questo fenomeno si verifica “da quando la tropicalizzazione del clima favorisce il fiorire di alghe bentoniche che producono tossine anche alle nostre latitudini”.

Come ogni anno verranno svolte le attività di monitoraggio del fenomeno da parte dell’ARPA Lazio come avviene lungo tutta la costa nazionale, attraverso le varie Agenzie Regionali. Tale attività vedrà coinvolta tutta la fascia costiera della Riviera Pontina.

Tale monitoraggio rientra nell’attività di vigilanza della salute del mare in aderenza alle previsioni di cui al D.lgs. 116/2008. Di seguito il Rapporto sulla balneazione aggiornato a fino a Marzo 2018 da parte dell’Agenzia Regionale della Prevenzione Ambientale del Lazio.

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Tra le varie alghe potenzialmente tossiche sicuramente possiamo annoverare l’Ostreopsis cf. ovata è una dinoficea bentonica potenzialmente tossica tipica delle aree tropicali e subtropicali rinvenuta negli ultimi anni anche in zone temperate e in molti paesi del Mediterraneo quali Italia, Spagna, Francia, Grecia, Croazia, Albania, Tunisia, Libano, Egitto, Algeria. Questa microalga è in grado produrre tossine, quali la palitossina (PLTX) ed alcuni suoi analoghi tra cui le ovatossine (OVTXs) e la mascarenotossina. La palitossina è una potente tossina naturale. Alcuni suoi analoghi quali l’ostreocina-D, prodotta da alcuni ceppi di Ostreopsis siamensis in aree tropicali sono associati a casi letali di intossicazione umana (clupeotossismo) per ingestione di prodotti ittici contaminati. Il ceppo Mediterraneo tuttavia, sembra produrre quasi esclusivamente ovatossine, che tramite esposizione (inalazione, contatto con le cellule o le tossine prodotte) può causare una biointossicazione, non letale per l’uomo, di natura parainfluenzale, oppure causa di sofferenze o mortalità nelle comunità bentoniche marine. Sulla base degli studi finora effettuati è stata infatti accertata l’esistenza di un genotipo di O. cf. ovata atlantico/mediterraneo differente da quello asiatico. Nel Mar Mediterraneo oltre ad O. cf. ovata è presente O. cf. siamensis un’altra specie molto meno diffusa e abbondante che sembra non produrre fioriture tossiche e che è stata rinvenuta in Libano20 lungo le coste spagnole in basse concentrazioni assieme ad O. cf. ovata4 e anche nell’Italia meridionale. L’origine di Ostreopsis in Mar Mediterraneo è tuttora controversa e soggetta a più interpretazioni. Un’ipotesi è che Ostreopsis, fosse già presente in Mediterraneo con basse abbondanze e, per ragioni ancora da chiarire, nell’ultima decade ha cominciato a produrre fioriture intense e invasive che hanno consentito di campionarla facilmente e di identificarla. Studi genetici supportano l’ipotesi di un’origine atlantico/mediterranea della specie e del genere in quanto nell’area atlantica/mediterranea O. cf. ovata costituisce una popolazione geneticamente ben rappresentata e omogenea. Un’altra ipotesi recente sostiene che O. cf. ovata sia stata introdotta dal Giappone in base al fatto che alcuni esemplari giapponesi di O. cf. ovata sono risultati geneticamente identici a quelli del Mar Mediterraneo tuttavia tale ipotesi va ulteriormente dimostrata. Ostreopsis cf. ovata si sviluppa in particolare in aree caratterizzate da scarso idrodinamismo e acque poco profonde (es. baie chiuse) preferenzialmente con fondali rocciosi o ciottolosi e cresce su qualsiasi substrato bentonico (rocce, ciottoli, macroalghe, angiosperme). Le cellule di Ostreopsis aderiscono al substrato attraverso la formazione di filamenti e sostanze mucillaginose; in condizioni ambientali ottimali e con temperature generalmente >25°C il numero delle cellule può aumentare rapidamente fino a raggiungere concentrazioni molto elevate dando origine alle ormai note fioriture. Nelle fasi avanzate della fioritura è possibile osservare anche la presenza di patine brunastre mucillaginose sui substrati di crescita, flocculi o schiume in colonna e in superficie dovuti al distacco di aggregati cellulari in caso di moto ondoso o azioni meccaniche. La concentrazione delle cellule nella colonna è dunque direttamente correlata all’abbondanza delle cellule sui substrati bentonici ed a fenomeni di idrodinamismo.

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Gaeta – Monitoraggio per la sorveglianza balneare

La prima segnalazione ufficiale di Ostreopsis cf. ovata in Italia risale al 1994 nelle coste laziali26 anche se sembra essere stata rilevata nelle coste della Campania sin dal 1989; dalla fine degli anni ‘90 viene segnalata anche nelle acque costiere della Toscana, Puglia e Liguria. Dal 2005 le fioriture di Ostreopsis sono state rilevate sempre più frequentemente in un numero crescente di regioni costiere, fino ad arrivare alla diffusione attuale ovvero la presenza nella maggior parte dei litorali durante la stagione estiva o inizio autunno . Le fioriture, in alcuni casi sono state associate a fenomeni di intossicazione umana i cui sintomi manifesti sono tosse, irritazione delle prime vie aeree, dolori muscolari/articolari, congiuntivite, rinorrea, febbre che tuttavia scompaiono spontaneamente nelle 24-72 ore successive13. Allo stesso tempo, sono stati osservati effetti nocivi (sofferenza o mortalità) anche su organismi marini bentonici quali mitili, ricci, stelle marine e macroalghe. Segnalazioni di malesseri nei bagnanti si sono avute a partire dagli anni 2000 in Toscana, Puglia e Sicilia ma l’episodio più eclatante è quello verificatosi nel luglio 2005 a Genova in cui si registrarono 225 casi di una sindrome febbrile-respiratoria in bagnanti o persone che avevano frequentato il litorale29,30. Le indagini ambientali effettuate portarono ad identificare cellule di Ostreopsis cf. ovata e ovatossine36 . Dal 2007 è iniziata una attività di monitoraggio nazionale dedicata alla sorveglianza delle alghe tossiche ad integrazione del monitoraggio marino costiero già esistente (D.Lgs 152/99, D.P.R. 470/82, L. 979/82) e poi dal 2010, in ottemperanza all’Art. 3 del DM 30 marzo 2010 (Ministero della Salute, 2010) per la gestione della qualità delle acque di balneazione. Nell’Allegato C (linee guida sulla gestione delle fioriture di O. ovata) del D.M. sopracitato è riportato uno specifico piano di sorveglianza che prevede tre livelli di indagine, Routine, Allerta, Emergenza, sulla base delle abbondanze rilevate. Il valore di concentrazione di 10000 cell./l è stato assunto come soglia di riferimento e il suo superamento, determina 7 l’adozione di una serie di misure di gestione a tutela dei bagnanti e dei cittadini che comprende anche il divieto di balneazione37 . Ad oggi, le attività di monitoraggio sono condotte dalle Agenzie Regionali (ARPA) lungo i litorali delle15 regioni costiere, generalmente da giugno a settembre, in aree che nel corso degli anni si sono dimostrate idonee allo sviluppo della microalga. Nei punti di campionamento prescelti, vengono prelevati campioni di acqua, macroalghe o altri substrati duri (es. ciottoli, gusci di mitili) utilizzando protocolli operativi condivisi38. I prelievi generalmente vengono eseguiti con una frequenza mensile o quindicinale e sono intensificati in caso di fioriture, soprattutto durante la stagione estiva3,17,29,30,30,32,35. Le stazioni di campionamento in alcuni casi coincidono con i punti per il controllo delle acque di balneazione. Nel corso degli anni sia le stazioni che il numero dei punti monitorati è variato, passando da circa 400 stazioni nel 2007 a 220 nel 2014 anche perché in una regione (Basilicata) il monitoraggio dal 2011 non viene più effettuato17,35 . I dati di monitoraggio ottenuti vengono attualmente raccolti, elaborati e pubblicati in Rapporti annuali da ISPRA nell’ambito della linea di lavoro ISPRA/ARPA “Fioriture algali di Ostreopsis ovata lungo le coste italiane” (Direttiva Programma Alghe Tossiche del Ministro dell’Ambiente n. GAB/2006/6741/B01). I programmi di monitoraggio nazionali e regionali finora condotti per la sorveglianza algale hanno consentito da molti anni di acquisire dati sulla presenza di O. cf. ovata e di altre microalghe bentoniche nelle acque costiere italiane. I dati finora raccolti dalle ARPA uniti a quelli ottenuti da molti studi condotti da Università e Istituti/Enti di ricerca hanno contribuito alla conoscenza della distribuzione e della dinamica delle fioriture di queste microalghe nei mari italiani (ISPRA, Atti 2011; ISPRA, Atti 2012). Ad oggi la microalga è stata riscontrata nelle acque di 12 regioni costiere su 15 e mai in Veneto, Emilia Romagna e Molise. In Abruzzo è stata rilevata solo nel 2007 (2 stazioni) e nel 2013 (3 stazioni) mentre in Basilicata solo sulla costa tirrenica nel 2008 e 2010, dal 2011 il monitoraggio è stato interrotto. Sono state osservate differenze temporali nel picco della fioritura tra i differenti mari italiani: generalmente verso la fine di luglio nelle aree tirreniche e ioniche con temperatura dell’acqua di 24- 26°C; in tarda estate nell’Adriatico settentrionale con temperature di 20-22°C.

Gaeta – Monitoraggio per la sorveglianza

Benché i dati di monitoraggio raccolti in questi anni non abbiano messo in evidenza una relazione dei bloom con lo stato trofico (visto che le concentrazioni dei nutrienti registrate durante le fioriture non risultano differenti dai valori normali, un recente studio ha riconosciuto il ruolo chiave giocato del rapporto N:P accoppiato a quello della temperatura dell’acqua nelle prime fasi del bloom: le fioriture avrebbero inizio grazie al raggiungimento di valori di temperatura soglia (circa 25 °C) che permetterebbero la germinazione delle cisti40 le quali però sopravvivrebbero e prolifererebbero  16)41»generando un vero e proprio bloom solamente in condizioni nutrizionali bilanciate (N:P  . Ostreopsis cf. ovata è risultata spesso presente insieme ad altre dinoficee bentoniche che tuttavia non raggiungono mai abbondanze molto elevate quali Prorocentrum lima, Coolia monotis e Amphidinium spp. Nelle aree più impattate e durante il picco della fioritura sono stati effetti tossici sull’uomo e sugli organismi marini, ed è stata interdetta temporaneamente la balneazione e/o l’accesso alle spiagge come misura cautelativa. In alcuni casi è inoltre stata impedita la raccolta di organismi marini eduli anche se ad oggi non sono stati segnalati casi di intossicazione alimentare. Ancora molti studi sono necessari per stabilire una soglia ambientale e trovare una relazione tra le attività antropiche e lo sviluppo delle fioriture per una gestione efficace del rischio ambientale. A tal fine, ISPRA partecipa al progetto M3-HABs “Risk Monitoring, Modeling and Mitigation of Harmful Algal Blooms along Benthic Mediterranean Coasts” (2014-2015) finanziato dal Programma ENPI—CBCMED e al GdL GIZC-Ostreopsis ovata nell’ambito dell’Accordo RAMOGE (Francia-ItaliaPrincipato di Monaco); queste attività hanno lo scopo di giungere a strategie di monitoraggio e gestione comuni e condivise a livello mediterraneo. Nel presente Rapporto vengono riportati i dati di monitoraggio nazionale eseguito dalle ARPA nel 2017 lungo le coste italiane, le metodologie operative adottate, gli eventuali effetti tossici segnalati sull’uomo e osservati sull’ambiente marino, le principali misure gestionali adottate (divieti, sorveglianza e monitoraggio) in caso di fioriture tossiche ed infine valutate globalmente le dinamiche spazio-temporali di Ostreopsis cf. ovata e dei bloom associati.

Rapporto ARPA Lazio


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