Guardia Costiera denuncia e sequestro di 40 Kg di datteri di mare per un valore di oltre 5000 Euro
Guardia Costiera denuncia e sequestro di 40 Kg di datteri di mare per un valore di oltre 5000 Euro
La Guardia Costiera ha effettuato un’importante attività a tutela dell’ecosistema marino. Infatti, un brillante risultato è stato conseguito questa notte dalla Guardia Costiera di Scauri in collaborazione con quella di Formia. Tale meritoria attività è stata raggiunta solo dopo una prolungata attività di controllo, appostamento e verifiche, nonché a seguito dalle preziose segnalazioni fatte da alcuni cittadini.
La presenza di un subacqueo che stava asportando datteri di mare nei pressi della scogliera a ridosso del Monte d’Oro a Scauri non era infatti passata inosservata.
Dopo un’attività di monitoraggio dell’area in questione durata diverse ore, i militari sono riusciti ad individuare e fermare una persona intenta nella pesca del dattero di mare dannosissima per l’ambiente ove il mollusco si sviluppa e questo nonostante i trasgressori avessero messo in atto una strategia di sorveglianza ben organizzata con delle “sentinelle” poste per avvisare dell’eventuale arrivo delle Forze di Polizia.
Poco prima dell’alba mentre il trasgressore, si preparava a caricare il frutto dell’attività illecita sulla propria autovettura, circa 40 chilogrammi di datteri di mare raccolti, è stato fermato dalla Guardia Costiera, anche grazie all’ausilio di una pattuglia dei Carabinieri presente in zona, e sottoposto a controllo all’esito del quale è stata sequestrata anche l’attrezzatura utilizzata per commettere l’illecito (bombole, maschere, pinne e martello).
Il trasgressore, tale A. L. di circa 50 anni originario della provincia di Napoli è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Cassino per il reato previsto dalla normativa comunitaria e nazionale che punisce il divieto di cattura, detenzione a bordo, trasbordo, sbarco, magazzinaggio, esposizione e la messa in vendita del dattero di mare (Lithophaga lithophaga), violazione punibile con la pena dell’arresto da due mesi a due anni o con l’ammenda da 2.000 euro a 12.000 euro.
I datteri, dal valore commerciale di circa cinquemila euro, saranno distrutti mediante dispersione in mare. La pesca di tale prodotto, da trent’anni è vietata poiché provoca gravi alterazioni ai fondali rocciosi e distruzione dell’ambiente marino. Solo il trascorrere di svariate decine di anni consente il ripristino del danno ambientale causato.
Come noto infatti il “dattero di mare”, nome scientifico Lithophaga lithophaga, il suo consumo, la detenzione, il commercio e la pesca sono vietati in tutti i paesi dell’Unione Europea ai sensi dell’art.8 del Regolamento (CE) 1967/2006. In Italia, già il DM 16 ottobre 1998 vietava tutte queste attività: … Considerato che gli istituti scientifici incaricati di effettuare studi in materia hanno evidenziato che le attività di pesca della L. lithophaga e del Pholas dactylus (dattero bianco) provoca alterazione ai fondali rocciosi con distruzione di biocenosi;…Decreta:
- Il divieto di raccolta di molluschi litofagi con l’impiego di martelli pneumatici o di altri attrezzi a percussione, stabilito dal regolamento CE 1626/94 del 27 giugno 1994, è esteso, in tutte le coste italiane, con il divieto di pesca del dattero di mare e del dattero bianco con qualsiasi attrezzo.
- È prorogato al 30/9/2007 il divieto di detenzione e commercio del dattero di mare e del dattero bianco di cui al DM 26 settembre 1996., in quanto per la loro pesca vengono seriamente danneggiate le costiere calcaree, tra le quali quelle della penisola sorrentina e del golfo della Spezia.
Tuttavia, in alcuni casi la pesca di frodo continua ad essere purtroppo praticata. Per soddisfare la richiesta di questo prodotto da parte di coloro che lo apprezzano gastronomicamente, si stanno tentando diversi progetti di allevamento, in cui i datteri verranno messi a dimorare in appositi blocchi di cemento, la cui distruzione al momento della raccolta non causerà alcun danno ecologico o paesaggistico.
Si auspica infatti, nonostante gli sforzi profusi dalla Guardia Costiera e dalle altre Forze di Polizia per il contrasto di tale ignobile comportamento ai danni dell’ecosistema marino, un inasprimento delle pene che portino alla possibilità dell’arresto in flagranza di reato i trasgressori prevedendo la possibilità dell’immediata contestazione del reato di disastro ambientale nei casi di così conclamato danno.