Gaeta e Gliù Sciuscio – Gliù Sciuscie d’Baffone
Gaeta e Gliù Sciuscio – Gliù Sciuscie d’Baffone
Gaeta e Gliù Sciuscio, Gliù Sciuscie o Gliù Sciùscio è una tradizione molto antica, che si tramanda da generazioni, da padre in figlio ormai da decenni.. anzi secoli.
Gliù Sciuscie, già rinvenibile nel corso del 1800 circa, nella tradizione della terra di lavoro e dei campi, si costituivano formazioni occasionali di amici e conoscenti, attrezzati dei più svariati strumenti artigianali tradizionali, per portare l’augurio del nuovo anno in giro per le case, con il tradizionale “buon principio d’anno”.
Per comprendere appieno Gliù Sciuscie è necessario approfondire il contesto in cui nasce “gliù sciùscio”ed il reale significato della tradizionale sciusciata.
Bisogna pensare che nella prima metà del XIX secolo l’Italia era ancora divisa, e il meridione era parte del Regno di Sicilia, poi Regno di Napoli, per poi divenire Regno delle due Sicilie.
Più precisamente la “Terra di Lavoro“ nacque, per opera di Federico II, nel 1221 col nome Justitiaratus Molisii et Terre Laboris, divenne una delle più grandi delle province esistenti nello stivale. Per tale motivo la diffusione di questo tipico costume è stata notevole, estendendosi anche oltre i propri confini.
La conferma a ciò viene anche dal fatto che nelle strofe del brano, spesso, vengono utilizzati per le rime nomi delle città limitrofe come Casoria, o molto più lontane come Messina (“Casoria e Messina sim gli pover pellegrì”).
Solo col trascorrere degli anni, vista la vasta espansione di questo territorio, esso prendeva nomenclature diverse nei vari punti della terra come “buco buco e/o buche buche” nel Sessano e Casertano e “Sciùscio” a Gaeta e Formia, in accordo con i diversi distretti della Terra del Lavoro, che successivamente venne soppressa con R.D. lgs n.1 del 1927.
Contestualmente a tale divisione, si venivano a creare canti tipici per ogni borgo, essenzialmente con lo stesso significato, ma con le differenze dialettali.
Ripartendo dal significato del Sciùscio, è fondamentale entrare nella semplicità del pensiero dei secoli passati, dove l’allegria era costituita da poco, il semplice incontrarsi e la voglia di stare insieme bastava per essere felici e da questo anche conseguentemente la semplicità contenuta nelle parole delle canzoni che i ragazzi dei relativi gruppi ancora oggi inserisce nella rivisitazione delle singole strofe costituenti l’arrangiamento delle strofe delle musiche e testi.
La tradizione di questa regione prevedeva che tutte le persone che si riunivano, portavano il proprio augurio tramite canzoni tipiche, allegria, sorriso e tanto chiasso.
Si andava “Casa casa” da ogni “Padrone”, e per padrone si intende il padrone di casa o di un negozio commerciale, infatti nel tradizionale canto si dice appunto “O’ padron” .. e si cita il nome del padrone di casa o di bottega.
Tale tradizione veniva usata anche per scacciare via il male ed augurare il bene alla cittadinanza.
I Sciusciatori non fanno mai problemi e continuano a cantare “schiamazzare” (perché in alcuni casi era un vero e proprio lamento) fino a quando il padrone non ringrazia, contraccambiando con un bicchiere di vino (e magari era solo uno… pensate nell’intera notte) e qualche prodotto casereccio gli avventori.
Infatti, nel testo della canzone, viene richiesto, già nelle prime strofe della stessa, di offrire qualcosa in dono per chi porta “Gliù Sciuscie”.
Il brano va avanti per diversi minuti, tanto quanto basta per imbandire la tavola e le borse di chi canta.
Dopo gli onori di casa, gli amici ringraziano e proseguono per altri case e altri vicoli, nella speranza di portare allegria al vicino e al parente, nella gioia e la semplicità appartenenti a tale tradizione.
Durante i giri non veniva tralasciato nessun balcone o bottega, soprattutto quello dei compaesani benestanti e più facoltosi, da cui si ci aspettava una “mesata” più grande, ma talvolta capitava che proprio lì si rimaneva delusi dall’accoglienza loro riservata.
Si andava avanti fino all’alba quando gli amici, stanchi e soddisfatti, dividevano equamente quanto raccolto, per poi incontrarsi nuovamente per un pranzo o una cena, che rappresentava la nuova occasione per trascorrere del tempo insieme, ciascuno raccontando gli episodi più esilaranti e divertenti appena trascorsi.
E’ importante ricordare che questa tradizione, permette di lasciare alle spalle tutti i problemi della vita quotidiana, almeno in questa notte di festa.
La parola “Sciùscio” non ha una traduzione letterale, ma la contestualizzazione più concreta è quella di “Augurio” e “Dono”.
Lo sciuscio o gliù sciuscie è tra le tradizioni più tipica e folcroristica di Gaeta che viene svolta solitamente e/o quasi esclusivamente la fine dell’anno per augurare alla cittadinanza un buon principio di anno.
I vestiti tipicamente usati durante la tradizionale manifestazione sono riconducibili alla tradizioni napoletane proprio a evidenziare la lunga appartenenza della città di Gaeta al regno di Napoli e delle Due Sicilie.
Gliù sciuscie o sciuscio il nome tipico delle serenata che i gruppi dei musicisti (composti principalmente da giovani gaetani) portano il loro canto suonato ai loro parenti e vari cittadini per augurare loro la sera di San Silvestro un “buon principio d’anno”.
Gaeta e gliù sciuscio, Gliù sciscie caratterizzata dalla così detta “sciusciata” è considerata da molti una tradizione irrinunciabile e motivo di vita.
Infatti sono molti i gruppi gaetani che mantengono viva la tradizione del “Sciuscio” i quali ogni anno attraverso le loro canzoni che si richiamano alle antiche tradizioni producono dei veri e propri capolavori musicali cantati e suonati anche attraverso strumenti rudimentali tra cui ricordiamo:
- Putipùo Cupa Cupa (Cute-cute) (urzo)
- Triccheballacche
- Tamburello
- Raganella (Tric e trac)
- Cucchiaio
- Cuica
a cui vanno aggiunti quelli tradizionali come la fisarmonica, la tromba, il sax, la batteria ecc.
Gaeta e Gliù Sciuscio – Riviera Pontina
L’ultimo appuntamento avvenuto con la tradizionale usanza del trascorso 2017, ha visto protagonista il gruppo “Gliú Sciuscie d’Baffone” capitanato da Marco Mottola, e composto da Alessandro Addessi, Gennaro Romanelli, Salvatore Ciano, Giulio Maggiacomo, Michele Nardella, Daniele Viola, Erminio Cardillo Stagno, Enrico Santilli, Marco Nazari, Damiano Tano, Riccardo Di Tucci.
Infatti il gruppo si è contraddistinto per aver in anteprima suonato la tradizionale musica a bordo del veliero “Signora del Vento” nave scuola dell’Istituto Tecnico Nautico Giovanni Caboto di Gaeta.
Il particolare evento è stato raccolto e documentato attraverso la realizzazione di un video fotografico presente in rete, il più cliccato e visto, grazie al supporto fondamentale fornito dal portale Gaeta Medievale e dalla pagina “I Love Gaeta Fotografando” ed il portale “Riviera Pontina“.
Di seguito il video integrale e la relativa galleria fotografica di Gaeta e gliù sciuscio ovvero “Gliù Sciuscie d’Baffone”.